Viviamo in un’epoca di sovraccarico sensoriale. Ogni giorno siamo esposti a una quantità di informazioni senza precedenti: 34 gigabyte di contenuti e oltre 100.000 parole al giorno. Il nostro cervello è bombardato da stimoli continui che superano la sua capacità di elaborare dati: può gestire solo 120 bit di informazioni al secondo. Non sorprende che l’Oxford English Dictionary abbia scelto come parola dell’anno “Brain rot”, un termine che descrive il deterioramento mentale e intellettuale causato dall’uso eccessivo di contenuti digitali, spesso superficiali.
Avete presente quando ci facciamo assorbire dai contenuti social che ci propone il nostro amico algoritmo? Lo scrolling compulsivo tra un reel e l’altro è un esempio classico di ciò che i neuroscienziati chiamano comportamento di “ricerca di ricompensa variabile”. Questo fenomeno, simile al meccanismo delle slot machine, stimola il rilascio di dopamina, il neurotrasmettitore associato al piacere e alla ricompensa.
La dipendenza da dopamina si sviluppa quando il cervello, attratto da gratificazioni rapide e imprevedibili come video divertenti o immagini emozionanti, si abitua a cercare continuamente nuovi stimoli. Tale meccanismo ci porta a ridurre il nostro interesse e capacità di dedicarci con attenzione ad attività che richiedono lentezza e profondità di assorbimento come leggere, riflettere, studiare.
Ne parlo perché è un fenomeno sempre più evidente nella vita quotidiana, non solo legato al trend della parola dell’anno. L’impatto è devastante, sia per i giovani studenti, che faticano a concentrarsi e a gestire lo studio, sia nei contesti organizzativi. L’iperstimolazione crea un flusso incessante di interconnessioni, urgenze e sovrainformazione, ci sottopone ad una pressione costante in grado di compromette la capacità di elaborare pensieri profondi, di prendere decisioni consapevoli e di vivere in equilibrio con sé stessi e con la propria produttività.
Esistono tecniche efficaci per contrastare il “brain rot” e tutto parte dalla consapevolezza di sé e dalla comprensione del perché accade. La dipendenza da stimoli digitali veloci è simile a una dipendenza da sostanze: crea un circolo vizioso che influisce sul benessere mentale. È fondamentale parlarne, soprattutto con i giovanisimi, aiutarli a riconoscerne gli effetti e intervenire con strategie che aiutino a “disintossicarsi” e a recuperare il controllo sulla propria attenzione e produttività. Nessuno ne è immune, io per prima che mi illudo di rilassarmi guardando reels di posti da visitare, case da ristrutturare…
È fondamentale proporre soluzioni pratiche e accessibili ritrovare concentrazione ed energia mentale, ma partiamo dalla comprensione del meccanismo.
Come avviene il deterioramento da “brain rot” e quali sono le sue conseguenze?
1. Sovraccarico della memoria di lavoro
Ogni contenuto breve contiene un frammento di informazione (audio, immagini, testi) che richiede un’elaborazione rapida da parte della working memory. Tuttavia, questa memoria ha una capacità limitata e viene rapidamente saturata. Questo sovraccarico impedisce al cervello di consolidare le informazioni nella memoria a lungo termine. Di conseguenza:
- Non impari nulla di significativo.
- Ti senti mentalmente stanco senza sapere perché.
Inoltre, la memoria a lungo termine, che ha una capacità virtualmente infinita (stimata in 2,5 milioni di gigabyte, l’equivalente di circa 300 anni di video in HD), rischia di diventare sottoutilizzata. Invece di codificare e immagazzinare informazioni profonde e significative, il cervello viene stimolato in modo ripetitivo ma superficiale, interrompendo i processi necessari per la comprensione e la riflessione critica.
2. Effetto “Interruzione Costante”
I contenuti brevi sono concepiti per attivare l’attenzione attraverso una forte stimolazione visiva e uditiva, frammentano la capacità di attenzione. Ogni swipe interrompe il focus precedente, creando una condizione di “attenzione dispersa”. Nel lungo termine, questo riduce la capacità di:
- Concentrarti su attività prolungate o complesse.
- Sostenere un pensiero critico e riflessivo.
3. Riduzione della tolleranza alla noia
La rapida successione di stimoli rende il cervello meno tollerante ai momenti di inattività o di pensiero lento. Di conseguenza:
- Puoi trovare difficoltà a goderti il “fare nulla”, essenziale per la creatività.
- Ti senti irrequieto quando non sei stimolato.
Inutile nascondersi, ognuno di noi conosce questi meccanismi e in misura differente ne è vittima. I giovani, in particolare, sono più vulnerabili al “brain rot”. Il loro cervello è ancora in sviluppo e dipende da stimoli di qualità per crescere in modo sano. Tuttavia, l’uso eccessivo di dispositivi digitali può compromettere lo sviluppo cognitivo, portando a calo delle prestazioni scolastiche, maggiore rischio di disturbi dell’umore e un deterioramento precoce delle capacità mnemoniche.
Mettere a dieta il nostro cervello
Il “brain rot” non è una condanna inevitabile: sta a noi decidere come bilanciare la tecnologia con la nostra salute mentale e cognitiva.
Siamo il risultato di ciò che assorbiamo: scegliere consapevolmente le informazioni che consumiamo è il primo passo per preservare la nostra intelligenza, creatività ed equilibrio emotivo.
Pulire il nostro quotidiano “marciume cerebrale” è un atto di consapevolezza che ci restituisce lucidità, creatività ed equilibrio. Così come scegliamo di nutrire il nostro corpo con cibo sano, possiamo disintossicare la nostra mente dai contenuti spazzatura, adottando strategie semplici ma efficaci. Proprio come una dieta sana e un programma di attività fisica costante, questo richiede sforzo, disciplina, costanza e volontà.
1. Scegli cosa “mangi” mentalmente
Limita le informazioni inutili evitando di scrollare senza meta. Dedica tempo a contenuti che arricchiscono il tuo sapere o ti ispirano. Disattiva notifiche superflue e limita l’uso dei social media a momenti specifici della giornata.
2. Pratica il “digital detox” e nutri la mente con esperienze “slow”
Imposta tempi offline: limita il tuo tempo di utilizzo dei dispositivi digitali per lasciare spazio a pensieri più profondi. Ogni tanto, prova un fine settimana senza social o smartphone. Riappropriandoti del tempo lento per letture, passeggiate, meditazione o attività manuali.
3. Integra Deep Work e Tecnica del Pomodoro
Quando devi essere produttivo, sfutta le naturali oscillazioni di attenzione del cervello: i ritmi ultradiani.
Strategie di produttività come il Deep Work e la Tecnica del Pomodoro, sfuttano i naturali cicli biologici di attenzione, della durata di 90-120 minuti che alternano una fase di alta energia, caratterizzata da massima concentrazione e creatività, a una fase di recupero, in cui l’attenzione cala e il corpo richiede riposo. Rispettare queste oscillazioni consente di mantenere alta la produttività e ridurre lo stress.
- Deep Work: dedica blocchi di 90 minuti a compiti significativi e complessi, eliminando ogni distrazione digitale e ambientale. Questo approccio ti permette di immergerti completamente nel lavoro e ottenere risultati di qualità. Una cosa alla volta, evitando il multitasking, che non è altro che un’illusione di efficienza: il cervello, infatti, non può gestire più attività complesse contemporaneamente, ma alterna rapidamente da una all’altra, causando un maggiore dispendio di energia, errori e stress.
- Tecnica del Pomodoro: suddividi il lavoro in sessioni di 25 minuti (i “pomodori”), seguite da pause brevi di 5 minuti. Dopo quattro pomodori, concediti una pausa più lunga di 15-20 minuti per rigenerarti. Curiosità: il suo nome deriva dal timer da cucina a forma di pomodoro, un valido e simpatico alleato per mettere in pratica questa tecnica!
Combinando la Tecnica del Pomodoro con il Deep Work, è possibile acquisire maggiore consapevolezza e controllo sull’utilizzo del proprio tempo. L’approccio permette di dare il giusto valore ai momenti di pausa e recupero, ottimizzando al contempo i periodi di lavoro, rendendoli più produttivi e privi di distrazioni inutili. Il risultato è che il cervello torna a concentrarsi meglio, rispettando i ritmi naturali della mente prevenendo il sovraccarico mentale causato da stimoli continui e dalla multitasking: la produttività aumenta, senza compromettere il benessere mentale e fisico, creando un equilibrio tra attività intense e momenti di recupero.
E come in una dieta, ci saranno momenti in cui si tornerà a “sgarrare” con lo scrolling compulsivo e distrazioni, va messo in conto, ma ogni giorno è un’opportunità per ripartire con le sane abitudini.
Ridurre il “marciume cerebrale” riattiva la capacità del cervello di pensare in profondità, risolvere problemi complessi e provare emozioni autentiche. Investire sulla nostra mente è il miglior regalo che possiamo farci per un futuro più equilibrato e produttivo.
Ne vale la pena? Tra qualche mese, avresti voluto inziare oggi!
Pensi di aver bisogno di un aiuto? Il coaching SFERA può aiutarti ad ottimizzare la tua produttività.
Grazie Silvia per questo Articolo molto rilevante e attuale . Fenomeno davvero allarmante tra i giovani . Lo farò leggere a mia figlia sperando in una presa di consapevolezza che l’aiuti a riprendere il controllo del suo tempo e della sua mente
Grazie a te Irene per il riscontro e la diffisione dell’argomento ai nostri ragazzi e alla comunità educante.
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