💬 Non mi interessa una carriera fine a se stessa. Amo il mio lavoro e voglio farlo al meglio. Desidero contribuire ad un progetto di valore, dove posso fare la differenza, dove non sono trattata come un numero. La mia vita non può e non deve ruotare esclusivamente attorno al lavoro. Troppo spesso vedo boomer intrappolati da decenni nello stesso ruolo, in ambienti svalutanti e privi di stimoli. Questo per me è sopravvivere, io voglio vivere.
Riflessioni emerse durante un recente colloquio con una giovane lavoratrice Gen Z. Parole dette in modo assertivo, autentico e trasparente che, in fondo, risuonano a chiunque, anche a chi si aggrappa (forse per pura caparbietà o per una sorta di coerenza ostinata) a modelli di lavoro che non ci appartengono più: il mito della carriera è morto (finalmente).
Il passaggio da una visione rigida e verticale della carriera a una ricerca di equilibrio e benessere, non è solo una questione generazionale, ma un bisogno condiviso, che sempre più persone (ed organizzazioni) riconoscono.
Se in molti, sino ad ora, hanno pensato che per rendere il clima aziendale amichevole, basta introdurre un biliardino nell’area relax, organizzare un corso di yoga in pausa pranzo o fare un team building ogni tanto, ha perso di vista il nocciolo della questione.
Le imprese oggi hanno bisogno di strumenti solidi, in grado di tradurre in numeri ed azioni i bisogni individuali, di gestire il capitale umano in modo oggettivo e trasparente in ottica di sviluppo e di crescita reciproca.
L’Ambizione consapevole: benessere personale senza ipercompetitività.
Bada bene prima di saltare a conclusioni affrettate: la visione espressa dalla giovane candidata non rinuncia agli obiettivi, alla crescita o al valore del lavoro, ma ridefinisce il successo secondo parametri individuali che vanno ascoltati e tradotti in azioni e parametri misurabili.
- 👉 Più tempo personale, meno stress.
👉 Focus su salute mentale, relazioni e passioni.
👉 Ricerca di un lavoro che si integra alla vita, non il contrario. - 👉 Affermazione e riconoscimento nella propria individualità.
Sfide per HR e leader: ripensare il sistema premiante
Questa trasformazione sfida i modelli di leadership gerarchici e i tradizionali sistemi premianti basati esclusivamente su denaro, status e potere. Per attrarre, ingaggiare e trattenere talenti in un contesto valoriale in evoluzione, è fondamentale comprendere cosa significhi realmente “stare bene al lavoro” e come le nuove esigenze possano tradursi in policy aziendali efficaci. Queste devono trovare un equilibrio tra:
- Riconoscimenti monetari, legati a obiettivi individuali e chiari.
- Riconoscimenti non monetari, che valorizzino l’unicità dell’individuo.
- Il tempo, il bene più prezioso, attraverso politiche che rispettino i ritmi personali e promuovano il benessere complessivo.
Un sistema così integrato non solo motiva, ma genera una connessione autentica tra le persone e l’organizzazione.
Il benessere lavorativo è una combinazione di fattori che influenzano la qualità della vita professionale e personale, pertanto le azioni HR dovranno essere orientate ad agevolare:
- Relazioni positive: fiducia, ascolto e collaborazione migliorano il clima, riducono le tensioni e migliorano le performance.
- Chiarezza: ruoli e obiettivi definiti abbassano lo stress e aumentano l’efficienza.
- Autonomia: sentirsi liberi di esprimere creatività stimola motivazione e produttività.
- Equilibrio vita-lavoro: rispettare i tempi personali favorisce energia e concentrazione.
- Riconoscimento: valorizzare l’impegno motiva e consolida il senso di appartenenza.
- Gestione degli imprevisti: allenare lo stato mentale anti-fragile preparara al cambiamento e riduce l’ansia.
La sfida del futuro
La scelta è di costruire un sistema di sviluppo delle persone strutturato e basato sugli attuali bisogni o rischiare di perdere collaboratori. Con il pensionamento delle generazioni più anziane, sarà fondamentale colmare il gap di leadership con modelli più agili e partecipativi.
I giovani, infatti, hanno idee molto chiare su cosa li motiva al lavoro: vogliono autenticità, equilibrio e un senso di appartenenza a progetti di valore. Non bastano iniziative spot, ma un lavoro costante di ascolto, dialogo e risposte.
Ignorare queste priorità significa non solo perdere attrattiva, ma anche compromettere la sostenibilità del proprio futuro organizzativo.
Su come ripensare un sistema premiante efficace, sulla base dei presupposti di questo articolo, lo vediamo la prossima volta. Se non puoi aspettare contattami qui , sarò lieta di discuterne insieme!
Alla prossima!
Silvia 🙂